Per la prima volta a Venezia l'opera di Moscato, un grande omaggio ad Annibale Ruccello, scomparso nel 1986.
Enzo Moscato, attore, autore, regista e cantante, è considerato, insieme ad Annibale Ruccello, il capofila della nuova drammaturgia napoletana, nell’ambito di quella generazione di autori successiva a Eduardo De Filippo.
Ritorno a Venezia
E' dal 2007 che mancava dalla città lagunare: quell'anno, nell'ambito della Biennale diretta da Maurizio Scaparro tutta dedicata alle riscritture goldoniane, aveva presentato Le doglianze degli attori a maschera, un libero omaggio a Carlo Goldoni, come recitava lo stesso sottotitolo. Questa volta torna in laguna all'interno di Correlazioni - stare al mondo, la stagione del Teatro Ca' Foscari di Venezia, che scocca dal suo arco questa ennesima freccia; "una scelta che serve a dare nuovo risalto a una delle figure più autorevoli del panorama teatrale italiano", secondo la curatrice della rassegna, Donatella Ventimiglia.
Uno spettacolo come dedica
In scena il 14 febbraio con Compleanno, uno spettacolo scritto a poche ore dalla morte di Annibale Ruccello, lo sfortunato drammaturgo napoletano scomparso in un incidente teatrale all'età di trent'anni nel 1986. Compleanno nasce dunque come uno spettacolo dedica, uno spettacolo in cui si recita l'assenza di chi non c'è più. Ma è il teatro ad essere questo, ama ripetere Enzo Moscato, un rituale la cui essenza non è che la celebrazione di un'assenza. Ecco perché tutta la messa in scena gira intorno ad una sedia vuota, ad una festa che è insieme gioia e dolore, unione e strappo.
Un vuoto da colmare
Sono le mille fantasmagoriche possibilità di gesti, parole, voci e suoni di cui abbiamo bisogno quando colmare un vuoto diventa priorità esistenziale. Una specie di esercizio quotidiano del dolore, del controllo e di elaborazione della pulsione di morte, senza assumerne, però le condotte autodistruttive, ma sorridendone, talvolta godendone come una festa. Un compleanno, appunto.
La lingua innanzitutto
E' la ricerca linguistica il tratto distintivo di tutta la produzione di Enzo Moscato, la ricerca di una lingua fluida e carnosa, vera e tragica, nobile e arcaica, una lingua insomma che procede superando il napoletano borghese di Eduardo De Filippo e approdando a nuove visioni, che si cibano di una lingua allegorica, ma profondamente legata alla terra,in una specie di lotta senza quartiere dove perfino angeli e demoni si confondono tra loro.
Al termine dello spettacolo Enzo Moscato incontra il pubblico.